top of page

ROMUALDO MARENCO

"Dai registri dei battesimi della Parrocchia di San Pietro dell'anno 1841, n.32; l'anno del Signore 1841 e alli tre del mese di marzo alle ore sei pomeridiane nella Parrocchia di San Pietro Comune di Novi: è stato presentato alla Chiesa un fanciullo di sesso mascolino nato il primo del mese di marzo alle ore 10 di sera nel distretto di questa Parrocchia figlio di Giacomo Marenco di Francesco, di professione servo dell'amministrazione comunale, domiciliato a Novi e di Maria Mottiero fu Andrea di professione tessitrice domiciliata a Novi, coniugi Marenco cui fu amministrato il battesimo dal Sacerdote Bisio Michel Angelo vice Curato e sono stati imposti i nomi di Romualdo Gio Batta essendo stato padrino Francesco Marenco  fu Andrea, serviente dell'amministrazione domiciliato in Novi. L'indicazione della nascita con richiesta del battesimo è stata fatta dal padre del neonato. Firma del richiedente: Giacomo Marenco.

Firma del parroco N.B. Figini Rettore."

Romualdo Marenco nasce a Novi tra le mura della casa dove è oggi il civico n. 91 di via Girardengo da una famiglia trasferita da Genova a Novi Ligure in seguito alla soppressione della Repubblica di Genova; fu avviato dodicenne alla musica  da un altro illustre novese, Pietro Isola, traduttore di Byron. I primi contatti con il mondo musicale li ebbe grazie alla mamma, sarta del Teatro Carlo Alberto di Novi, teatro che ora porta il suo nome. Nel 1854 proprio al Carlo Alberto esordisce come violinista e nella stagione successiva è a Genova, secondo fagotto al Teatro Doria per poi essere scritturato come secondo violino al Teatro Carlo Felice.

Dopo qualche tempo inizia la sua attività come compositore: nel settembre 1860, a diciannove anni, Marenco presenta infatti al Nazionale di Firenze "Niccolò de Lapi, ovvero Firenze ai tempi dell'assedio", subito seguito da "Lo sbarco dei garibaldini in Sicilia", col quale, probabilmente per primo, porta in scena la storia in “diretta”. Nel 1862 Marenco presenta a Roma Edelina, subito replicato a Genova e Milano, e poi sempre a Genova Il Balilla (1864). Trasferitosi a Milano nel 1865, Marenco viene presentato alla contessa Maffei, cui dedica "Rimembranze dei colli di Lecco" su testo di M. Marcello, allora direttore del foglio di critica musicale "Il Trovatore".

In questo primo soggiorno milanese Marenco compone "Il corsaro, ovvero la terribile vendetta di un pirata" (1867), che diverrà il cavallo di battaglia di Enrico Cecchetti.

Dopo una trasferta a Costantinopoli e tornato in Italia nel 1869, Marenco dirige al Teatro Riccardi di Bergamo "I Lombardi alla prima crociata" di Verdi e "La favorita" di Donizetti, nella quale nel ruolo di Inez canta sua sorella Luigia, soprano al Regio di Torino e di Parma, moglie del tenore Achille Corsi e madre di Emilia Corsi. Tiene quindi un concerto al Teatro dei Filodrammatici di Milano con il fratello Tomaso, anch'egli primo violoncello con Faccio e Bottesini. Il primo grande successo di Marenco è Bianca di Nevers, che debutta a Firenze nel 1870 e, dopo due anni di repliche in tutta Italia, viene scelta dal Teatro alla Scala per lo spettacolo di inaugurazione dell'Esposizione di Belle Arti del 1872. Sempre in quell’anno Marenco è chiamato da Franco Faccio a ricoprire il ruolo di primo violino e Direttore dei Balli del Teatro alla Scala, in cui suo fratello Tomaso è già primo violoncello. Nel 1874 Marenco debutta con l'opera al Teatro Piontelli di Lodi con "Lorenzino de' Medici" che gli apre le porte per Milano. Marenco inizia quindi a dedicarsi al "Federico Struensée", opera lirica della quale è anche autore del libretto, a "Il bacio dell'arte", libretto per un ballo ispirato alle conquiste della civiltà nel mondo e quindi all'Inno delle Nazioni, che presenta in concerto ai Giardini Pubblici di Milano nella primavera del 1878 e tre anni dopo diventerà uno dei temi di Excelsior. Il successo arriva nel 1881 con Excelsior, abbinato all'Esposizione Nazionale di Milano; re Umberto I nomina Manzotti e Marenco Cavalieri.

Nel giro di pochi mesi "Excelsior" va in cartellone a New York e Berlino con centinaia di repliche consecutive prima di trionfare anche a Parigi, LondraViennaMadrid e Buenos Aires, San Pietroburgo, San Francisco, tanto da essere fino alla prima guerra mondiale uno dei lavori più rappresentati al mondo. Dopo Excelsior il successo continuò con Amor, un ballo in 2 atti e 16 scene, caratterizzato dalla presenza di 614 esecutori di cui 72 ballerine, 32 ballerini, 64 mimi, 48 corifee, 48 allieve, 350 comparse, 3100 costumi, 8000 oggetti, 12 cavalli, 2 buoi e un elefante, che debutta alla Scala nel febbraio 1886, poche settimane dopo la morte di Ponchielli.

Sempre attento alle nuove opportunità aperte dalla modernità, nel 1887, mentre Excelsior continua ad essere replicato in tutto il mondo, Marenco realizza insieme all'amico Chène de Vère, fondatore di IGP, la prima agenzia di pubblicità in Italia, il valzer "Roma bitter" e "I cuscini volanti", un galop racchiuso in un elegantissimo album, dato in omaggio a tutti i viaggiatori di lunga percorrenza che affittano cuscini nelle stazioni di partenza. Nel 1890 l'ormai quarantanovenne Marenco torna in Francia, dove poco tempo dopo si trasferirà anche Edel, lo scenografo di Excelsior e Amor, col quale Marenco darà vita a un sodalizio che, passando anche per Sport (1897), Bacco e Gambrinus (1904) e Luce, durerà fino al 1905. Qualche anno dopo Marenco si trasferisce a Lugano dove compone su testi di Ferdinando Fontana "Inno al Ticino" e "Noi vogliam che ricchi e poveri", canzone repubblicana per eccellenza fino alla prima guerra mondiale. Poi, su versi di Giovanni Bertacchi, "Il canto dei cooperatori", inno della Lega Nazionale delle Cooperative, e quindi "Inno massonico", su versi di Premoli, mentre lavora a "Eureka, Gran ballo reclame" da mettere in scena attraverso i finanziamenti raccolti dalle inserzioni pubblicitarie.

Nel 1902 Marenco compone l'"Inno per l'Esposizione di Torino", prima di tornare alla Scala con "Bacco e Gambrinus" (1904) e "Luce" (1905), scritti per le coreografie del figlio adottivo Giovanni Pratesi (alla morte di Ferdinando Pratesi, infatti, il Marenco ne sposò la vedova Filomena Panizza adottando i di lei figli avuti col Pratesi, ovvero Alfonso e Giovanni), con le scene e i costumi di Edel. Nel 1906 è quindi la volta dell'"Inno al Sempione" e della "Marcia dei ginnasti" eseguita in occasione dell'Esposizione Universale di Milano, poche settimane prima che il compositore sia colpito dall'ictus. Morirà l'anno successivo, il 9 ottobre 1907.

Le sue spoglie riposano nel cimitero cittadino.

La prima rappresentazione di "Excelsior" alla Scala di Milano
bottom of page